Il corpo parla, anche quando crediamo di essere “solo” stressate.

Una delle aree più sensibili alle emozioni è il pavimento pelvico, quella rete complessa di muscoli che sostiene gli organi genitali, la vescica e il retto, e che risponde in modo diretto ai nostri stati interni di tensione o serenità.
- Il legame cervello–pavimento pelvico
- Perché i muscoli del pavimento pelvico?
- Il pavimento pelvico è un muscolo “emozionale”
- Il percorso dal cervello limbico ai muscoli profondi
- Il corpo come memoria
- Rieducare il sistema nervoso
- Avere una visione completa
- Bibliografia
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Il legame cervello–pavimento pelvico

Il pavimento pelvico non è un sistema isolato: è intimamente connesso al sistema nervoso centrale e, in particolare, all’asse ipotalamo–ipofisi–surrene (HPA), che regola la risposta allo stress.
Quando viviamo emozioni come ansia, paura, rabbia o vergogna, il cervello attiva una risposta neuroendocrina che coinvolge adrenalina e cortisolo. Questi ormoni aumentano il tono muscolare generale.
Perchè quando il cervello percepisce una minaccia (fisica o emotiva), attiva il sistema simpatico — la classica risposta “lotta o fuggi”.
Questo meccanismo non contrae solo i muscoli delle spalle o della mandibola, ma anche quelli profondi e protettivi, tra cui il pavimento pelvico.
Perché i muscoli del pavimento pelvico?
Spesso le pazienti mi riferiscono che dopo una arrabbiatura o uno stress si sentono ipercontratte…
Perché è una zona di chiusura e protezione:
- trattiene l’urina e le feci (evita vulnerabilità, urinare e defecare, durante il pericolo),
- protegge gli organi genitali,
- riduce l’esposizione fisica e simbolica della parte più intima.
È, in un certo senso, un “muscolo emotivo di difesa”.
Il pavimento pelvico è un muscolo “emozionale”

È ricchissimo di recettori adrenergici e serotoninergici, gli stessi coinvolti nella regolazione dell’umore e dello stress.
Nel tempo, questa attivazione cronica può trasformarsi in ipertono del pavimento pelvico, con sintomi come dolore vulvare, bruciore, difficoltà nei rapporti, senso di peso vescicale e urgenza minzionale.
Il percorso dal cervello limbico ai muscoli profondi

Le emozioni vengono elaborate principalmente dal sistema limbico, una rete che include l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale.
L’amigdala, in particolare, “decide” se una situazione è sicura o minacciosa.
Se percepisce un pericolo — anche simbolico o emotivo — invia segnali al tronco encefalico e al midollo spinale, attivando riflessi automatici di contrazione.
Il pavimento pelvico, attraverso il nervo pudendo, ma anche pelvico e ipogastrico (che possono modificare il tono attraverso circuiti spinali condivisi), riceve questi impulsi e reagisce come una sentinella: si irrigidisce, trattiene, chiude.
L’ipertono del pavimento pelvico non è quindi solo “muscoli troppo contratti”, ma è spesso il riflesso corporeo di un sistema nervoso autonomo iperattivo, soprattutto nella sua componente simpatico-adrenergica
Il corpo come memoria

Molte donne riferiscono di “non riuscire a rilassare quella zona” anche in momenti di calma. È perché la muscolatura pelvica può diventare una memoria corporea del trauma o dello stress.
Attraverso la neuroplasticità, il cervello può consolidare schemi motori e percettivi alterati: il corpo si abitua a uno stato di allerta, mantenendo una contrazione automatica che non serve più ma che “sente” come necessaria.
Rieducare il sistema nervoso
Il recupero passa attraverso la rieducazione neuromuscolare e la regolazione emotiva.
Le tecniche di rilassamento pelvico, la respirazione diaframmatica, la fisioterapia pelvica e le pratiche di consapevolezza corporea (come il biofeedback o la mindfulness) aiutano a rimappare la connessione cervello–pelvi, insegnando al corpo che può di nuovo lasciarsi andare.
Anche la psicoterapia somatica o la terapia del trauma possono sostenere questo processo, lavorando sulla componente emotiva che mantiene la tensione.
Avere una visione completa
Il benessere pelvico non è solo una questione anatomica: è una questione di armonia neurofisiologica tra mente, corpo e ormoni.
Comprendere questa connessione aiuta a superare l’idea che “sia tutto nella testa” e restituisce dignità e complessità a una sofferenza reale, che nasce nel corpo ma si alimenta anche nelle emozioni.




