Su di me

Chiama lo Studio Medico della Dott.ssa Pajoncini Tel: 06.80.70.894

"La guarigione è un percorso: inizia con l'osservazione e la consapevolezza del proprio male, arriva con la decisione di rinascere. Ma non è mai opera di qualcun altro al di fuori di noi stessi. Ognuno ha il proprio percorso, ognuno risponde secondo la propria capacità di guarire. Un mese oppure una vita..."

Questo blog è dedicato a tutte coloro che hanno curiosità intellettuale, che guardano alla salute come un bene su cui investire e in cui vogliono essere parte attiva.  L’informazione che ci sommerge da tutti i media non è sempre di buona qualità e avere una interpretazione di fiducia è….  augurabile! Lo scopo dei miei articoli è quello di fare maggiore luce su alcuni temi largamente discussi ma poco conosciuti e documentati  nei loro aspetti scientifici. E ricordate che…. "Knowledge is power!"

La Dott.ssa Cinzia Pajoncini si è specializzata in Ginecologia e Ostetricia presso l'Università La Sapienza di Roma. Ha insegnato come Professore a Contratto  all'Università di Perugia. Ha svolto attività didattiche e di ricerca in collaborazione con l'Università di Modena e di Bari. E’ autrice di vari libri e di oltre cento pubblicazioni scientifiche su riviste mediche italiane e internazionali. E' cofondatrice del "Gruppo Romano Multidisciplinare per lo studio del Dolore Pelvico Cronico".

a

FACCIAMO DUE CHIACCHIERE...

"E dire che ero destinata a fare l’architetto… Architettura mi aveva affascinato sin da piccola, per un senso istintivo del bello e dell’armonia, dei colori e delle proporzioni, un gusto che mi è stato trasmesso dal mio segno zodiacale Toro (per chi ci crede…).

E invece no! Quando è stato il momento di scegliere il corso di laurea, complice i grandi casini universitari post 68 che avevano nella facoltà di architettura di allora uno dei grandi epicentri, il mio istinto mi ha fatto riconsiderare le scelte già fatte, e mi ha portato verso un percorso più complesso, meno artistico e meno glamour, ma che metteva al centro della mia vita le necessità di chi viveva intorno a me e che aveva bisogno di aiuto. Mi sono detta: il lavoro del medico ha un suo valore intrinseco assoluto! Ovunque io sia, qualunque strada prenderò, questa professione ha in se un valore etico che mi affascina!

Così è cominciata la mia avventura nel mondo della medicina.

Con soddisfazione mi sono laureata in Medicina alla Sapienza di Roma con 110 e lode a specializzata in Ginecologia col massimo dei voti. Non sono stati anni leggeri perché, prima di arrivare a fare il medico che si siede davanti a una paziente e le chiede quali siano i suoi problemi, ti devi sorbire libroni immensi, sedute di studio infinite, insomma una situazione che non ha nulla a che fare con Dr. House. Per l’esattezza 6 anni di università e cinque di specializzazione.  Ho fatto la tesi di laurea in un reparto di ginecologia ed è stato lì che ho cominciato a capire la mia “vocazione” ad occuparmi dei problemi delle donne, che sono un misto di felicità e grandi aspettative (se si pensa alla gravidanza) e di dolore e tristezza (se si pensa ai problemi dei tumori) a volte di involuzione e rassegnazione  (nella terza età in cui i progetti cominciano a scarseggiare e la salute diventa meno certa). Un grande universo insomma!

Ho iniziato a esercitare presto la mia professione. Già durante il corso di specializzazione. Mi piaceva tanto mettere in pratica le cose che avevo studiato, in un rapporto diretto fra me e le pazienti, senza intermediari. Ed imparare a fare uno spazio silenzioso dentro di me per accogliere quello che le donne mi raccontavano. Questo è un bel training, sapete! Insegna a rivolgere l’attenzione al di fuori di se stessi e imparare a minimizzare i propri problemi. E’ così che le mie pazienti sono pian piano diventate…le mie figlie!

Ho sposato un medico, ho avuto due figli, un maschio e una femmina. Insieme abbiamo scelto di vivere in campagna, nei dintorni di Roma, perché questo era il nostro sogno e per far crescere “sani” i bambini. La mattina tutti fuori, io e mio marito al lavoro, i piccoli ad una scuola internazionale, per dare loro un orizzonte vasto come vasto è il mondo, che a quei tempi non era globalizzato come ora. Il lavoro è sempre stato tanto, nel mio studio privato e negli impegni universitari. Una girandola di convegni, congressi, lavori da pubblicare, studio. Alla sera ci si ritrovava a casa per dare ai figli quella presenza e certezza di cui hanno sempre bisogno. Ogni tanto chiedevo loro: volete che mamma stia di più a casa? E loro: no no mamma, va bene così! Pensate, non mi volevano di più a casa! Perché, nell’ansia da prestazione mammesca, le donne che lavorano spesso subissano di chiamate i figli di giorno e strafanno a casa la sera, per compensare quell’assenza e mancanza che, a volte, è avvertita più dalle madri che dai figli.

Poi sono tornata a vivere in città, a Roma, perché i ragazzi avevano bisogno di rientrare. Ho una casa con un giardino pieno di fiori, tanta luce…

E’ stato faticoso ma pieno di emozioni e soddisfazioni. Negli alti e bassi della vita, nelle gioie e nelle delusioni che hanno tutti e in cui il Signore ci rende veramente tutti uguali, ho mantenuto il timone verso l’ottimismo e la gioia di vivere. I ragazzi ormai sono grandi, mia figlia vive a Londra, mio figlio è rientrato dall’Inghilterra per un pò e poi il lavoro lo ha chiamato a Genova, sono indipendenti e hanno la loro vita. E in questo “vuoto” lasciato dalla loro assenza, si è installato ancora di più il mio lavoro, non come un obbligo o un modo per sopravvivere, ma come una missione che dà grande piacere e colora la vita. Ho creato questo blog e la mia pagina Facebook per comunicare con le pazienti, e mi dà grande soddisfazione vedere che condividono con divertimento le mie avventure sui social.

Ma non solo il lavoro… Il tennis è una grande passione, con le mie amiche del circolo doppiste agguerrite! La fotografia, il trekking di montagna, le passeggiate sulla spiaggia di Sabaudia, le immersioni profonde, il nostro cane Grace, il cammino di Santiago….

La vita è un’avventura. Viviamola con coraggio e senza piangerci troppo addosso. Non abbiamo paura di esprimere noi stesse e i nostri sentimenti! Sbagliando si impara. Agiamo nel mondo, amiamo e scopriamo la forza che non sappiamo di avere. Buttare il cuore oltre l’ostacolo è faticoso, ma dà tanta soddisfazione!"

La vostra ginecologa

https://www.instagram.com/dottoressa_pajoncini/?hl=it

 

 

ENZO BIANCHI: IL DISCERNIMENTO, l'arte di scegliere.

...ogni essere umano, per il fatto di essere tale, sente in sè una coscienza profonda e segreta, un santuario accessibile a lui solo, un crogiuolo in cui vive interiormente il proprio sè, il luogo in cui avverte una voce, una chiamata, un impulso, un desiderio di uscire da se per realizzare se stesso. Questa voce richiede una risposta, un responsum, dunque l'assunzione di una responsabilità, che indicherà come vivere, quali scelte fare, come salvare la vita. Tale vocazione non riguarda solo qualche aspetto della vita ma la sua totalità, tra il mistero dell'inizio e quello della fine. Ogni vita è vocazione. La vita da viversi è unica per ogni persona, non ve n'è un'altra. L'adolescente prende poco a poco consapevolezza di questa verità, ed ecco allora che sorge in lui la domanda: "che fare della mia vita per non buttarla, per viverla in pienezza, perchè essa abbia senso e possa essere un'opera d'arte?"

La vocazione umana, che è vocazione alla felicità e all'amore, deve essere percepita nella libertà, non dovuta al caso nè alla necessità. La vocazione non è una chiamata imposta, un destino ineluttabile e neppure il frutto di casualità insensate. E' un cammino in cui si scopre che la vita è un compito, che l'essere collocati nel mondo accende una responsabilità, che l'appartenere all'umanità chiede relazione, comunicazione, amore e impegno.

Questa vocazione umana va fatta nascere e poi va custodita, temprata e confermata dal singolo, ma anche da chi gli sta accanto. Il mestiere di vivere è faticoso, duro, ma può essere praticabile e anche buono, bello e felice, se la vocazione diventa essa stessa questo mestiere di vivere. Se invece il vivere è senza vocazione, allora la vita diventa intollerabile; e se la vocazione diventa mestiere di vivere, allora la vita si fa frammentaria, sfilacciata, "liquida", inconcludente.

C'è dunque una vocazione umana, una chiamata a "poter essere" che deve abitare in ogni persona. Così nasce l'avventura umana, così si assume la responsabilità verso gli altri e verso il mondo, così si può perseguire la ricerca di senso e approdare a ciò che attende ogni persona umana quale culmine dell'umanizzazione: vivere l'amore come storia.