
La cistite post-coitale è una forma di infezione delle basse vie urinarie che spesso compare entro 24-72 ore dopo un rapporto sessuale. È particolarmente frequente nelle donne in età fertile, ma può presentarsi anche in menopausa, soprattutto in assenza di una corretta protezione estrogenica locale.
Diciamocelo…la cistite postcoitale ricorrente rovina la vita!
Attualmente, è ampiamente dimostrato che le infezioni post-coitali ricorrenti delle vie urinarie sono frequentemente dovute allo stesso batterio che rimane nascosto nella vescica tra un attacco di cistite e la successiva infezione, non rilevato dall’urinocoltura standard raccolta 2 o 3 settimane dopo un breve ciclo di antibiotici.
Questa forma di cistite viene trattata con cicli ripetuti di antibiotici, senza però considerare una possibile causa sottostante e insidiosa: la presenza del biofilm batterico e delle comunità batteriche intracellulari nella vescica!
- Cos’è il biofilm?
- Cosa sono le comunità batteriche intracellulari
- Come funzionano il biofilm e le comunità batteriche intracellulari?
- Come il rapporto sessuale influenza il biofilm e le comunità batteriche intracellulari?
- Il rapporto sessuale non crea il biofilm o le comunità intracellulari, ma può riattivarli
- Implicazioni cliniche
- Conclusione
- LIVEUTIFREE
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Cos’è il biofilm?
Il biofilm è una matrice tridimensionale adesiva e autoprodotta da alcuni batteri uropatogeni aggregati. Questa matrice aderisce all’urotelio vescicale (la mucosa della vescica). il 62,5% delle infezioni da E. coli ha dimostrato di produrre biofilm
Il biofilm è extracellulare (sulla mucosa vescicale)
- È la matrice polisaccaridica che i batteri (soprattutto E. coli) formano aderendo all’urotelio.
- Funziona come una barriera fisica e chimica: protegge i batteri da antibiotici e dal sistema immunitario.
Cosa sono le comunità batteriche intracellulari
Dopo aver invaso il rivestimento della vescica, alcuni batteri possono creare dei serbatoi, ovvero colonie isolate più in profondità negli strati cellulari della vescica. Questi serbatoi sono chiamati anche Comunità Batteriche Intracellulari (CBI) e assumono qualità simili a quelle del biofilm. Come i biofilm, sono difficili da rilevare utilizzando la coltura delle urine standard e sono estremamente difficili da trattare.
- Dopo la fase acuta, E. coli può penetrare all’interno delle cellule uroteliali e formare microcolonie intracellulari.
- Queste rappresentano un serbatoio latente, da cui i batteri possono riemergere periodicamente reinfettando la mucosa ed essere causa delle recidive senza reinfezione esterna.
Come funzionano il biofilm e le comunità batteriche intracellulari?
Le placche di biofilm e le comunità batteriche intracellulari si rompono, rilasciando batteri planctonici e reinfettando l’ospite. I batteri in biofilm sono 1000 volte più resistenti agli antibiotici rispetto ai batteri liberi. Senza alcun intervento il processo continua indefinitamente.
In pratica quindi l’infezione si mantiene nel tempo consentendo ai batteri di:
- sopravvivere in forma quiescente
- resistere all’azione degli antibiotici
- evadere la risposta immunitaria dell’ospite
Nel contesto delle cistiti ricorrenti, rappresentano un vero e proprio serbatoio parietale e intracellulare di infezione latente.
Come il rapporto sessuale influenza il biofilm e le comunità batteriche intracellulari?

Anche in assenza di un’infezione attiva, il biofilm e le comunità batteriche intracellulari possono persistere nella mucosa vescicale molto a lungo. Il rapporto sessuale, pur non essendo la causa primaria della loro formazione, può fungere da fattore scatenante per la riattivazione batterica, attraverso diversi meccanismi fisiopatologici.
1. Stimolazione meccanica e microtraumi uretro-vescicali: durante il rapporto, le sollecitazioni meccaniche a carico del trigono vescicale e dell’uretra possono:
- indurre microlesioni della mucosa
- aumentare la permeabilità epiteliale
- favorire la liberazione di batteri quiescenti dalla matrice del biofilm e dalle cellule dell’urotelio
2. Alterazione dell’ambiente vaginale e dell’ecosistema urogenitale: il pH vaginale, fisiologicamente acido, può subire un’alterazione temporanea in seguito all’eiaculazione, che introduce un fluido alcalino (pH 7,2–8). Questo cambiamento:
- riduce la barriera difensiva locale
- altera il microbiota vaginale protettivo (lattobacilli)
- favorisce la proliferazione di ceppi uropatogeni
3. Disgregazione parziale del biofilm: le forze meccaniche generate durante il coito possono:
- disorganizzare la struttura del biofilm e rottura delle cellule
- favorire il rilascio di batteri planctonici liberi, capaci di riprendere la replicazione attiva
- dare inizio a una nuova fase acuta di infezione
Si tratta, dunque, di una riacutizzazione da persistenza batterica, più che di una nuova infezione.
Il rapporto sessuale non crea il biofilm o le comunità intracellulari, ma può riattivarli
È fondamentale chiarire che il rapporto sessuale non è la causa primaria, ma:
- può favorire la colonizzazione di batteri esogeni (es. contaminazione da E. coli fecale)
- può riattivare una colonia batterica preesistente
- può scatenare sintomi acuti in una vescica apparentemente sana, ma silenziosamente colonizzata
Implicazioni cliniche

La terapia standard per le infezioni ricorrenti del tratto urinario consiste nel curare ogni episodio con una breve somministrazione di antibiotici secondo le linee guida in vigore per la “cistite acuta non complicata”.
Ma la comprensione del ruolo del biofilm e delle comunità batteriche intracellulari come causa sottostante nella cistite post-coitale recidivante ha importanti conseguenze terapeutiche:
- L’Antibioticoterapia mirata è utile nella fase acuta, ma non è eradicante del biofilm e delle comunità batteriche intracellulari
- Quindi è indicato un approccio che includa:
- D-mannosio, per impedire l’adesione di E. coli all’urotelio
- N-acetilcisteina (NAC), con azione mucolitica e disgregante sul biofilm
- Probiotici vaginali per il ripristino del microbiota
- Estrogeni locali in postmenopausa, per rafforzare la mucosa urogenitale
- E soprattutto una profilassi antibiotica post-coitale mirata, cioè nel momento della contaminazione e della riattivazione batterica.
Conclusione
La cistite post-coitale recidivante non è sempre una semplice reinfezione, ma spesso rappresenta la riattivazione clinica di un’infezione latente sostenuta da un biofilm batterico e da batteri che sono penetrati all’interno delle cellule dell’urotelio.
Un inquadramento corretto, che tenga conto della fisiopatologia profonda e non si limiti a trattare il sintomo, è essenziale per ottenere risultati duraturi.




