L’IPERTONO DEL PAVIMENTO PELVICO E IL DOLORE PELVICO CRONICO

I sintomi dell'ipertono del pavimento pelvico: Il dolore pelvico cronico

Si ipotizza che il dolore pelvico cronico nell’ipertono del pavimento pelvico sia causato da uno spasmo cronico della muscolatura. Lo spasmo muscolare cronico provocherebbe ischemia e quindi ridotto apporto di ossigeno alle fibrocellule muscolari con la comparsa di un metabolismo anaerobico  e una serie di eventi a cascata:  pH intercellulare acido, rifiuti tossici (cataboliti come: acido lattico, ioni calcio, etc…), infiltrazione linfocitaria e la  liberazione di sostanze vasoattive infiammatorie.

Questa serie di eventi irriterebbero le terminazioni nervose attigue alle fibrocellule muscolari, dando inizio ad un piccolo nucleo di trigger e tender points, responsabile dell’innesco di un dolore cronico.

L’ipertono del pavimento pelvico compromette quindi il normale funzionamento dei  rami nervosi che passano tra questi muscoli, con conseguente comparsa di sintomi neuropatici a carico della vulva, vagina, vescica e canale anale.

Il dolore pelvico cronico è associato a disturbi urinari, come aumento della frequenza minzionale, sensazione di incompleto svuotamento vescicale e bruciore. Anche l'apparato intestinale può essere coinvolto, con episodi di stipsi ostinata e difficoltà nell'evacuazione.

Dal punto di vista sessuale, si possono riscontrare disfunzioni quali la dispareunia (difficoltà al rapporto causato dalla contrazione muscolare involontaria del pavimento pelvico) o difficoltà nell'orgasmo. Molti pazienti riferiscono inoltre una sensazione di tensione costante nella regione pelvica, con affaticamento muscolare persistente.

Cause dell’ipertono del pavimento pelvico: tra fattori fisici ed emotivi

L'aumento del tono muscolare del pavimento pelvico è una condizione multifattoriale, causata da un'interazione complessa tra fattori fisici e psicologici.

Il dolore pelvico cronico rappresenta non solo un sintomo, ma anche una delle principali cause dell’ipertono. Quando il dolore si manifesta in modo persistente nella regione genitale, pelvica o addominale inferiore, i muscoli reagiscono con una contrazione involontaria, instaurando un circolo vizioso difficile da interrompere. Patologie come l'endometriosi, le cistiti ricorrenti e la vulvodinia provocano un  aumento della tensione della muscolatura pelvica.

Anche traumi fisici o interventi chirurgici in ambito ginecologico, urologico o proctologico possono alterare la funzionalità muscolare, provocando un'iperattivazione.

L'attività fisica eccessiva o eseguita in modo scorretto, come accade in sport che sollecitano particolarmente questa regione, quali il sollevamento pesi o pilates, può favorire la contrattura muscolare.

Un altro fattore di rischio è rappresentato dalle disfunzioni posturali, che possono influenzare negativamente il tono muscolare, favorendo la comparsa di contratture.

L'ansia e lo stress giocano un ruolo chiave in questo scenario. La tensione emotiva può tradursi in una contrazione involontaria e costante dei muscoli del pavimento pelvico. A sua volta il dolore cronico induce una risposta di difesa involontaria, con un aumento della contrazione muscolare, che peggiora il dolore. Questo circolo vizioso rende indispensabile un approccio terapeutico mirato.

Correlazione dell’ipertono del pavimento pelvico con la vulvodinia e cistite cronica

Una delle condizioni più strettamente correlate all'ipertono del pavimento pelvico è la vulvodinia. I meccanismi alla base di questa associazione comprendono la compressione delle fibre nervose periferiche del nervo pudendo, responsabile della sensibilità della vulva, della vagina e del perineo. la contrazione muscolare ostacola la normale perfusione sanguigna della regione vulvare, determinando un'ischemia locale che rende i tessuti ipersensibili.

A livello neurologico, l'iperattivazione delle terminazioni nervose può portare a una percezione alterata del dolore, in cui stimoli normalmente innocui risultano dolorosi. La difficoltà nel rilassamento muscolare complica ulteriormente il quadro clinico, rendendo la penetrazione sessuale dolorosa o addirittura impossibile. Il dolore può persistere anche dopo il rapporto, a causa dello spasmo muscolare prolungato e dell'irritazione nervosa.

Anche episodi ricorrenti di cistite possono innescare una risposta difensiva del pavimento pelvico, che, nel tentativo di proteggere la zona colpita dall’infiammazione, si contrae eccessivamente. Questo meccanismo di difesa, se prolungato nel tempo, può trasformarsi in una condizione patologica autonoma, generando un circolo vizioso in cui il dolore induce contrazione muscolare e la contrazione muscolare amplifica il dolore.

A volte, però, le colture urinarie risultano negative e l'infiammazione vescicale non ha una causa infettiva evidente. Si parla allora di cistite abatterica o sindrome della vescica dolorosa. In questi casi, spesso, il problema non risiede direttamente nella vescica, ma nella muscolatura del pavimento pelvico. Lo stato di tensione può irritare i nervi che regolano la minzione, causando sintomi sovrapponibili a quelli della cistite batterica ricorrente. La contrattura muscolare ostacola il flusso urinario, determinando una sensazione di incompleto svuotamento della vescica e favorendo episodi di dolore e urgenza minzionale.

Quale trattamento nell'ipertono del pavimento pelvico?

Per trattare l’ipertono del pavimento pelvico, è fondamentale individuare le cause sottostanti e adottare una strategia terapeutica personalizzata.

La fisioterapia rappresenta una delle soluzioni più efficaci, attraverso tecniche di rilassamento,  allungamento manuale dei muscoli e rilascio dei trigger point. Il biofeedback aiuta le pazienti a sviluppare una maggiore consapevolezza e controllo della muscolatura pelvica. La terapia farmacologica è spesso indispensabile per il trattamento della sintomatologia dolorosa, mediante l'impiego di farmaci neuromodulatori come antiepilettici, ansiolitici e antidepressivi a bassi dosaggi (che vengono utilizzati non con la loro indicazione primaria, ma per modulare l’attività del neurone periferico).

Le terapie comportamentali, incentrate sulla gestione dello stress e del dolore, possono ridurre la risposta condizionata alla minaccia.

Comprendere e riconoscere le varie potenziali cause di ipertono dei muscoli del pavimento pelvico è particolarmente importante per identificare le specifiche compromissioni e progettare interventi di trattamento personalizzati.

Conclusioni

L’ipertono del pavimento pelvico è una condizione complessa, la sua associazione con il dolore cronico e le disfunzioni sessuali richiede un’attenzione specifica. Un intervento tempestivo e multidisciplinare può migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti, interrompendo il circolo vizioso del dolore e della contrattura muscolare.

 

L’IPERTONO DEL PAVIMENTO PELVICO. QUAL’E’ LA CORRETTA DEFINIZIONE?

Cosa succede se il Pavimento pelvico è troppo contratto?

Quando i muscoli del pavimento pelvico si contraggono eccessivamente, senza riuscire a rilassarsi adeguatamente, si parla generalmente di ipertono/iperattività del pavimento pelvico.

In un rapporto del 2005 del Pelvic Floor Clinical Assessment Group dell'International Continence Society (ICS), il termine "Overactive Pelvic Flore Muscle" è stato definito come una condizione "in cui i muscoli del pavimento pelvico non si rilassano o possono persino contrarsi quando il rilassamento è funzionalmente necessario, ad esempio durante la minzione o la defecazione".

Ipertono o iperattività? Quale definizione? 

il termine ipertono del pavimento pelvico, che descrive un aumento del tono muscolare, è spesso usato come sinonimo di iperattività del pavimento pelvico, che descrive uno stato di aumentata attività contrattile del muscolo. In realtà le due cose sono leggermente diverse.

In un muscolo scheletrico normalmente innervato, il tono muscolare è generato da varie componenti:

  • ► la contrazione elettrogenica normale (rilevabile all’elettromiografia);
  • ► la contrazione elettrogenica anormale o iperattività muscolare (rilevabile all’elettromiografia);
  • ► la contrattura endogena non elettrogenica (non rilevabile all’elettromiografia);
  • ► le componenti viscoelastiche passive;

la  contrazione elettrogenica normale si riferisce all'attività normale generata dalle fibre muscolari, rilevabile dall'elettromiografia.  E’ quindi l'attività contrattile che si verifica in un muscolo normale quando si contrae volontariamente, oppure quando non è completamente rilassato, e che può essere controllata volontariamente.

la contrazione elettrogenica anormale si riferisce all'attività anomala involontaria, generata dalle fibre muscolari che si contraggono in modo eccessivo, rilevabile dall'elettromiografia. E’ detta iperattività muscolare, e può essere o meno dolorosa.

Simons e Mense ipotizzano l’esistenza di un tipo di attività contrattile muscolare non intenzionale/non necessaria, non propriamente definita “spasmo”,  descritta clinicamente come “tensione muscolare”. Secondo gli autori, questa attività muscolare sarebbe suscettibile di controllo volontario con l’allenamento (ad esempio, attraverso  biofeedback).

La contrattura endogena invece, è definita come uno stato di contrazione all'interno di un muscolo che non è accompagnato da attività elettrica. Un esempio sono le Taut Band,  piccole bande tese che possono essere palpate all'interno di un muscolo, prive di attività elettrogenica, che sono spesso associate ai Trigger Points miofasciali, e che rappresentano una forma di contrattura muscolare endogena priva di potenziali d'azione. I trigger points sono piccole aree di contrazione muscolare localizzate, situati all’interno di una taut band, spesso palpabili come noduli, che possono essere dolorosi spontaneamente o solo alla palpazione.

Le componenti viscoelastiche passive sono rappresentate da fibrosi, cicatrici, aumento del tessuto connettivo, ipertrofia muscolare ecc.

E’ adeguato ipotizzare che una persistente mancanza di rilassamento muscolare e un'attività muscolare accentuata possa portare a una contrazione muscolare involontaria (spasmo), che a sua volta può svilupparsi ulteriormente generando bande tese e punti trigger. Successivamente, la mancanza di movimento e l’immobilità dei muscoli, possono portare causare irrigidimento viscoelastico.

In conclusione L'ipertono muscolare è un aumento generale del tono muscolare che può essere causato sia da un'iperattività del muscolo, sia dalla presenza di contratture endogene, che da un irrigidimento viscoelastico nel muscolo, e può esistere anche in assenza di attività muscolare rilevabile all’elettromiografia.

Il contributo relativo di ciascuna componente, tuttavia, rimane difficile da misurare. Nella maggior parte dei casi ipertono e iperattività del pavimento pelvico coesistono e si  sovrappongono.

 

IL PAVIMENTO PELVICO: ANATOMIA E FUNZIONE

Il pavimento pelvico è un insieme complesso di muscoli e tessuti connettivali che chiude inferiormente lo scavo pelvico e la cavità addominale, sostenendo gli organi endopelvici quali l’uretra, la vescica, l’utero e il retto.

Anatomia e Forma del Pavimento Pelvico: un'architettura di sostegno essenziale

Immaginiamo il Pavimento Pelvico come un'amaca che si estende dalla parte anteriore del bacino (l’osso pubico) fino alla parte posteriore (il coccige), e lateralmente verso le ossa ischiatiche.La sua forma può essere anche assimilata a un imbuto, costituito da strutture muscolari e fasciali che si intersecano, si fondono e lavorano insieme per fornire stabilità, supporto e movimento.

Una struttura complessa e multifunzionale

Il pavimento pelvico non è semplicemente la “base” del bacino, ma è una rete dinamica di muscoli, legamenti e fasce connettivali che svolgono un ruolo cruciale sia nel sostegno e stabilizzazione degli organi pelvici (uretra, vescica, utero, retto), che nella continenza urinaria e fecale, nella funzione sessuale e nella postura.

Il pavimento pelvico infatti non è un supporto rigido, ma si comporta come una membrana elastica e resistente, che si contrae e si rilassa in risposta alle esigenze corporee.

Quando tossiamo, ridiamo o solleviamo un peso, aumentiamo la pressione endoaddominale e spingiamo verso il basso il pavimento pelvico. In risposta a questo aumento di pressione che preme in basso, la muscolatura del pavimento pelvico si contrae per generare una forza opposta atta a sostenere gli organi interni e chiudere gli sfinteri, mantenendo la continenza. Questa disposizione permette di distribuire le pressioni addominali interne in modo uniforme, evitando un carico eccessivo sul pavimento pelvico.

Al contrario, durante la minzione o la defecazione, il pavimento pelvico si rilassa per aprire l’uretra e il retto e permettere il passaggio di urina e feci.

 

A livello anatomico il Pavimento Pelvico può essere suddiviso in tre strati principali

• Strato Profondo, o Diaframma Pelvico, il più craniale rispetto alla cavità addominale, rappresenta la struttura più vasta e più forte.

•Strato intermedio, o Diaframma Urogenitale (visto dal basso), di forma triangolare, più esterno al diaframma pelvico, chiude la parte anteriore del pavimento pelvico

• Strato superficiale, (visto dal basso) il più superficiale rispetto alla cavità addominale, costituito dai Muscoli Perineali Superficiali  e Sfinterici.

  • Al centro del pavimento pelvico femminile si osserva una apertura, lo Iato Urogenitale, che è il varco attraverso il quale l’uretra e la vagina passano da una posizione endoaddominale a una posizione extraaddominale,  per il quale passa il canale rettale (separato dalla vagina dal centro fibroso tendineo del perineo)  e  al quale si aggancia lo sfintere anale.

Close up sull’anatomia del Diaframma Pelvico

Il diaframma pelvico viene considerato la componente muscolare dominante del pavimento pelvico ed  e’ costituito da 2 strutture muscolari, il muscolo elevatore dell’ano e il muscolo ischiococcigeo. La sua forma ricorda una coppa elastica a concavità verso l’alto , che avvolge il retto e sostiene la vescica e l'utero.

Il Muscolo elevatore dell’ano  è il principale muscolo del pavimento pelvico e si suddivide in tre porzioni.

 

  •  • il Muscolo puborettale: le sue fibre si sviluppano anteriormente dall’osso pubico e  vanno posteriormente a circondare il retto. Il muscolo puborettale forma una fionda a forma di U che gira attorno alla giunzione anorettale e si àncora posteriormente, collegandosi alle fibre dello sfintere anale esterno e al legamento anococcigeo.
  • Questa fionda mantiene l'angolo anorettale a circa 90° quando i muscoli del pavimento pelvico sono a riposo.
  • La contrazione del m. puborettale contribuisce, con lo sfintere anale, al mantenimento della continenza fecale.
  • Alcuni fasci muscolari si incrociano sulla linea mediana con quelli del lato opposto, nello spazio retto-vaginale, altri circondano il retto inserendosi in parte sulla sua parete laterale, in parte posteriormente ad esso. I fasci muscolari si saldano dietro al retto per formare la piastra dell’elevatore dell’ano che si inserisce a livello del coccige.
  • Il muscolo puborettale, insieme al pubococcigeo, è chiamato anche Pubo-Viscerale a causa della stretta contiguità con i visceri pelvici (vagina e retto).
  • • il Muscolo pubococcigeo: origina anteriormente dall’osso pubico, lateralmente dalla parete laterale pelvica (tramite l'arco tendineo del muscolo elevatore dell'ano e dalle spine ischiatiche) e si inserisce posteriormente sul coccige (e sul centro tendineo del perineo). Ha un ruolo fondamentale nel controllo della minzione e nella stabilizzazione degli organi pelvici.

  • • Muscolo ileococcigeo: forma la porzione più posteriore del Diaframma Pelvico, si estende lateralmente, dall’arcata tendinea del muscolo otturatore interno fino al coccige posteriormente, contribuendo al sostegno della pelvi.

l’incrocio centrale delle fibre dei mm. elevatori dell'ano, provenienti dalle pareti laterali del bacino, crea una superficie di appoggio che è detta piatto degli elevatori. Normalmente, una contrazione fisiologica dei muscoli elevatori dell'ano determina lo spostamento craniale (verso l’alto) e anteriore degli organi pelvici che come abbiamo visto, spingendoli verso l'osso pubico e riducendo l'ampiezza dello iato urogenitale, provoca la chiusura, tramite compressione, delle aperture pelviche (uretra, vagina, retto).

Il Muscolo ischiococcigeo (o coccigeo) infine partecipa all'assetto del pavimento pelvico.  Situato posteriormente al muscolo elevatore dell’ano, si estende dall’ischio al coccige e partecipa alla stabilità del bacino e al sostegno degli organi pelvici. E’ considerato l'”omologo di un muscolo della coda” degli animali e potrebbe essere un residuo evolutivo.

 

Comportamento fisiologico del pavimento pelvico

Come abbiamo visto, il pavimento pelvico è un complesso sistema muscolare e connettivale che svolge un ruolo fondamentale nel supporto degli organi pelvici , nella continuità urinaria e fecale, nella stabilità posturale e nella funzione sessuale. Il suo funzionamento si basa su un delicato equilibrio tra contrazione e rilassamento. Questo meccanismo permette al pavimento pelvico di adattarsi continuamente alle diverse situazioni, garantendo il corretto svolgimento delle funzioni vitali.

Il Tono Basale 

Il gruppo muscolare dell’elevatore dell’ano è l’unico muscolo del corpo umano ad avere una attività contrattile di base anche quando è a riposo. Questo muscolo Infatti mantiene costantemente un tono basale fisiologico involontaria, ovvero una leggera contrazione che assicura il sostegno degli organi interni e svolge un ruolo importante nella continenza aiutando a mantenere chiusi l’uretra, la vagina e il retto.

Questa stato continuo di contrazione ha la caratteristica di non provocare l’affaticamento del muscolo. Nel sonno profondo Il tono muscolare si riduce notevolmente.

Il colpo di tosse, lo sforzo volontario, la manovra di Valsalva, il riempimento vescicale e l’interruzione del mitto  provocavano aumento dell’attivita’ di base del tono muscolare bilateralmente, mentre il tentativo di mingere produce una riduzione dell’attivita’ tonica.

Gli impulsi nervosi  che mantengono il tono muscolare basale hanno origine nel midollo spinale e sono modulati dall’attività di strutture nervose superiori come cervelletto, mesencefalo, corteccia cerebrale.

I muscoli del pavimento pelvico mostrano anche un’attività volontaria, un’attività definita “fasica”,  che si verifica con contrazioni volontarie brevi e forti, e si verifica ad esempio in risposta ad aumenti improvvisi della pressione intra-addominale o a stimoli dolorosi.

il Controllo Posturale

La muscolatura pelvica lavora in sinergia con il muscolo diaframmatico, i muscoli addominali e lombari, contribuendo alla stabilità del bacino e della colonna vertebrale. Durante l'attività fisica intensa il pavimento pelvico si attiva per contrastare l'aumento della pressione addominale e proteggere gli organi interni.

Pavimento Pelvico e Minzione

Un aspetto fondamentale della funzione del pavimento pelvico riguarda la minzione, ovvero l'eliminazione dell'urina.

Il controllo volontario delle funzioni urinarie e anorettali inizia nella prima infanzia. Durante gli anni di addestramento al vasino, i bambini imparano a contrarre o “stringere” i muscoli del pavimento pelvico quando non è ancora il momento di andare, mentre imparano a rilassare i muscoli per effettuare l'evacuazione  quando è il momento opportuno.

Infatti, sebbene l'attività tonica muscolare sia inconsapevole (non cosciente), essa può essere inibita volontariamente.

L’atto della minzione inizia con il rilasciamento dei muscoli del pavimento pelvico a cui segue l’apertura ad imbuto del collo vescicale.

Al momento della minzione si verifica quindi l’inibizione dell'attività tonica dei muscoli del pavimento pelvico, in particolare del muscolo pubococcigeo, che porta al rilassamento muscolare consentendo l’espulsione di urina.

Dopo la minzione, il pavimento pelvico ripristina il suo tono normale per garantire la continenza urinaria, impedendo eventuali perdite involontarie di urina.

L’ Equilibrio tra Contrazione e Rilassamento nella Defecazione

Anche la defecazione è un processo che richiede una perfetta coordinazione tra contrazione e rilassamento del pavimento pelvico.

Quando è necessario evacuare, il pavimento pelvico si rilassa e il muscolo puborettale che avvolge il retto posteriormente riduce la sua tensione, favorendo il passaggio delle feci attraverso il canale anale. Una volta terminata l'evacuazione, il tono muscolare viene ripristinato, ripristinando la fisiologica angolazione del retto e garantendo la continenza fecale.

il Ruolo della Muscolatura Pelvica nella Funzione Sessuale

Il pavimento pelvico è direttamente coinvolto anche nella funzione sessuale, La sua attività è legata alla regolazione del flusso sanguigno ai genitali e alla risposta agli stimoli. Nelle donne , le contrazioni ritmiche del pavimento pelvico durante l'orgasmo contribuiscono a intensificare il piacere sessuale e migliorano la percezione delle sensazioni nella zona genitale. Inoltre, una buona tonicità muscolare favorisce una maggiore elasticità vaginale.

La capacità di rilassare volontariamente i muscoli del pavimento pelvico è importante per consentire la penetrazione vaginale durante il rapporto.

Infine il Rilassamento e il Recupero Muscolare nel Pavimento Pelvico

Dopo ogni attività che richiede contrazione, il pavimento pelvico deve tornare in uno stato di rilassamento per garantire il corretto funzionamento.

Il mancato rilassamento può portare a disfunzioni, causando dolore, dispareunia, problemi urinari e intestinali. Nel prossimo articolo tratteremo dell'Ipertono del pavimento Pelvico, della sua definizione, delle cause, dei sintomi e della sua correlazione con la Vulvodinia.

 

 

 

MECCANISMI FISIOPATOLOGICI DELL’ATROFIA VULVARE

estrogeni e atrofia vulvareL'atrofia vulvare è una condizione multifattoriale determinata principalmente dalla carenza di estrogeni, tipica della menopausa ma non solo, che influisce profondamente sulla struttura e sulla funzione della mucosa vulvare.

Vari elementi come la compromissione della proliferazione epiteliale, la riduzione del glicogeno con l'alterazione del microbiota, le modificazioni vascolari e la riduzione della componente elastica inducono atrofia vulvare e una serie di sintomi che incidono significativamente sulla qualità della vita delle pazienti.

Comprendere i meccanismi fisiopatologici sottostanti è essenziale per sviluppare strategie terapeutiche efficaci, che includano trattamenti ormonali, terapie rigenerative e misure preventive mirate a preservare la salute dei tessuti genitali e migliorare il benessere complessivo delle pazienti.

⋄ L'Epitelio e l'Atrofia Vulvareepitelio nella atrofia vulvare

A livello cellulare, gli estrogeni promuovono la proliferazione delle cellule epiteliali, favorendo il mantenimento di uno strato epiteliale spesso e funzionale.

L'epitelio vulvare, sotto l'influenza estrogenica, si rinnova continuamente attraverso un delicato equilibrio tra proliferazione e desquamazione cellulare.

Le cellule epiteliali superficiali della mucosa vulvare, che costituiscono lo strato più esterno dell'epitelio squamoso cheratinizzato, forniscono una protezione meccanica contro traumi e infezioni.

La carenza di estrogeni sconvolge questo equilibrio, provocando una riduzione della cheratinizzazione e un'alterazione del processo di esfoliazione cellulare. L'epitelio diventa più sottile e meno resistente agli stress meccanici, con una maggiore predisposizione a microtraumi e infezioni.

⋄ Il Ruolo del Glicogeno e il Mantenimento del Microbiota

Le cellule epiteliali mature contengono elevate concentrazioni di glicogeno, che viene rilasciato durante il processo di esfoliazione cellulare.

riduzione del glicogeno nella atrofia vulvare

Il glicogeno è un polisaccaride (zucchero) complesso che riveste un ruolo cruciale nel mantenimento dell'equilibrio della flora vulvo-vaginale  in quanto funge da nutriente per i lattobacilli del microbiota locale.  

I lattobacilli infatti metabolizzano il glicogeno e producono l'acido lattico necessario per mantenere il pH vulvo-vaginale acido. Questo meccanismo contribuisce a creare un ambiente vaginale ostile alla proliferazione di microrganismi patogeni.

Inoltre, un microbiota sano, supportato dalla presenza di glicogeno, è essenziale per la produzione locale di sostanze antimicrobiche. 

La carenza di estrogeni determina la  riduzione del contenuto di glicogeno nelle cellule epiteliali, provocando una disbiosi del microbiota con riduzione dei lattobacilli, una conseguente drastica diminuzione della produzione di acido lattico e l'aumento del pH vaginale. Tutto ciò favorisce la proliferazione di batteri e lieviti opportunisti, tra cui Gardnerella vaginalis e Candida.

L'alterazione del microbiota può inoltre indurre uno stato di infiammazione cronica di basso grado che contribuisce all'indebolimento della barriera epiteliale e provoca ulteriore riduzione delle difese immunitarie vulvari.

Quando l'infiammazione persiste, la vulnerabilità della mucosa vulvare aumenta, causando sintomi quali bruciore, prurito e la maggiore predisposizione alle infezioni ricorrenti.

⋄ La Vascolarizzazione della Mucosa vascolarizzazione nella atrofia vulvare

La vascolarizzazione della mucosa vulvare è un elemento essenziale per il mantenimento della sua funzionalità. Gli estrogeni svolgono un ruolo determinante  favorendo la vasodilatazione e la formazione di nuovi vasi sanguigni. Questo garantisce un adeguato apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti, preservandone l'integrità e la capacità rigenerativa.

Con la riduzione dei livelli di estrogeni si verifica un progressivo processo di vasocostrizione che compromette l'afflusso di sangue alla mucosa vulvare. Questa alterazione influisce negativamente sulla nutrizione cellulare e sulla capacità rigenerativa dei tessuti, accelerando il processo di atrofia vulvare.

Si viene infatti a determinare una carenza di ossido nitrico che porta alla riduzione del calibro dei vasi sanguigni, limitando ulteriormente il flusso ematico locale e aggravando la sofferenza cellulare. La formazione di nuovi vasi sanguigni risulta compromessa, con diminuzione della rigenerazione tissutale.

Un ulteriore effetto negativo è la comparsa di atrofia del tessuto connettivo perivascolare: le fibre di collagene ed elastina che circondano i vasi sanguigni subiscono un processo di degradazione, indebolendo la stabilità della rete vascolare e aggravando la perdita di elasticità dei tessuti.

La ridotta perfusione sanguigna provoca un incremento della secchezza e della fragilità della mucosa, che perde la sua capacità di trattenere acqua e diventa progressivamente più sottile. Ciò determina anche una maggiore predisposizione ai microtraumi, aumentando il rischio di lesioni e infiammazioni croniche.

⋄ L’ Elasticità della Mucosa nell'Atrofia Vulvareelasticità della mucosa nella atrofia vulvare

Come abbiamo visto, in condizioni normali la mucosa vulvare è strutturata per  mantenere una superficie elastica e idratata. 

L'elasticità della mucosa vulvare dipende in particolare dalla presenza di componenti strutturali fondamentali come collagene ed elastina . Queste molecole conferiscono ai tessuti la capacità di resistere alle sollecitazioni meccaniche e di mantenere un livello ottimale di idratazione. Gli estrogeni regolano la sintesi di queste sostanze, assicurando il corretto equilibrio tra produzione e degradazione. collagene e atrofia vulvare

Il collagene, in particolare di tipo I e III, garantisce resistenza meccanica e coesione strutturale alla mucosa, rendendola robusta e capace di sopportare stress meccanici. Le fibre di elastina, situate nella lamina propria, conferiscono flessibilità ai tessuti, permettendo loro di ritornare alla forma originale dopo un allungamento o una compressione.elastina e collagene e atrofia vulvare

La carenza di estrogeni altera profondamente questa architettura tissutale, portando a una progressiva riduzione della produzione di collagene ed elastina .

L'attività delle metalloproteinasi  (MMPs), enzimi responsabili della degradazione di collagene ed elastina, aumenta significativamente in assenza di estrogeni, causando una riduzione della densità delle fibre di supporto.

Questo fenomeno si traduce in una rigidità crescente della mucosa, che perde elasticità e diventa meno capace di sopportare le sollecitazioni meccaniche quotidiane.

⋄ L'Acido Ialuronico nell'Atrofia Vulvare

Anche la matrice extracellulare, costituita da acido ialuronico e proteoglicani, gioca un ruolo essenziale nel mantenimento dell'idratazione e del turgore tissutale, poiché queste molecole trattengono grandi quantità di acqua, dando plasticità alla mucosa.

acido ialuronico e atrofia vulvare

Con la riduzione del livello di estrogeni, la matrice extracellulare subisce alterazioni che compromettono ulteriormente la sua funzione protettiva in quanto la diminuzione di acido ialuronico e proteoglicani riduce la capacità della mucosa di trattenere acqua e  di mantenere il turgore.

Di conseguenza, i tessuti diventano meno flessibili e più vulnerabili a microfessurazioni e ulcerazioni, favorendo la comparsa di secchezza e riducendo la capacità della mucosa di resistere agli agenti irritanti.

La perdita di elasticità della mucosa vulvare ha conseguenze dirette sulla sua capacità di adattarsi agli stress meccanici quotidiani, come quelli legati ai rapporti sessuali o all'uso di assorbenti interni. La mucosa diventa più suscettibile a microtraumi e irritazioni, provocando una sintomatologia dolorosa che può manifestarsi sotto forma di dispareunia, ovvero dolore durante i rapporti sessuali.

collagene elastina e acido ialuronico nella atrofia vulvarePer contrastare questi effetti ed evitare l'atrofia vulvare, diventa essenziale un approccio terapeutico mirato, volto a ripristinare l'idratazione e la resistenza tissutale, al fine di preservare la funzionalità e il benessere della mucosa vulvare.

Le Manifestazioni Cliniche dell’Atrofia Vulvare e le Implicazioni per la Qualità della Vita

Le alterazioni strutturali e biochimiche della mucosa vulvare, legate alla carenza di estrogeni che tipicamente si verifica nella menopausa, si traducono in sintomi evidenti e spesso debilitanti, dovuti alla progressiva riduzione della sua capacità di adattamento e protezione.

Secchezza, Fragilità, Bruciore, Prurito nell'Atrofia Vulvare

L'assottigliamento dell'epitelio e la ridotta proliferazione cellulare contribuiscono a una maggiore fragilità della mucosa, predisponendola a lesioni anche in seguito a minimi traumi meccanici. A ciò si aggiunge una progressiva riduzione della lubrificazione naturale, poiché il metabolismo alterato delle cellule epiteliali compromette la produzione delle secrezioni fisiologiche. secchezza nella atrofia vulvare

Tra le manifestazioni più comuni vi è la secchezza vulvare, una condizione derivante dalla ridotta idratazione e dalla perdita di acido ialuronico. Questo sintomo è frequentemente associato a prurito e bruciore, determinati dall'aumentata sensibilità della mucosa e dallo stato infiammatorio cronico che si sviluppa a seguito dell'alterazione del microbiota.

La Dispareunia 

dispareunia e atrofia vulvareLa dispareunia, ovvero il dolore durante i rapporti sessuali, rappresenta un'altra conseguenza diretta della perdita di elasticità e della fragilità tissutale. La mucosa assottigliata e meno lubrificata non è in grado di resistere alle sollecitazioni meccaniche, provocando disagio e microtraumi che possono peggiorare nel tempo.

Le Infezioni

infezioni nella atrofia vulvareInoltre, la riduzione della funzione protettiva favorisce la comparsa di infezioni ricorrenti, tra cui vaginosi batteriche e candidosi, aggravando ulteriormente la sintomatologia delle pazienti.

Anche l'aspetto esteriore subisce modificazioni visibili: con la comparsa di atrofia vulvare le grandi e piccole labbra possono apparire appiattite o retratte, mentre l'introito vaginale può risultare ridotto, conferendo alla zona un aspetto  invecchiato.

atrofia vulvare

Tutte queste alterazioni incidono profondamente sul benessere fisico e psicologico delle donne affette da atrofia vulvare, limitandone la vita sociale e affettiva. Per questo motivo, è essenziale intervenire con strategie mirate volte a preservare l'integrità e la funzionalità della mucosa, migliorando la qualità della vita delle pazienti.

Conclusioni

L'atrofia vulvare è una condizione multifattoriale determinata principalmente dalla carenza di estrogeni, che influisce profondamente sulla struttura e sulla funzione della mucosa vulvare. La compromissione della proliferazione epiteliale, la riduzione del glicogeno, l'alterazione del microbiota, le modificazioni vascolari e la riduzione della componente elastica portano a una serie di sintomi che incidono significativamente sulla qualità della vita delle pazienti. La comprensione dei meccanismi fisiopatologici sottostanti è essenziale per sviluppare strategie terapeutiche efficaci, che includano trattamenti ormonali, terapie rigenerative e misure preventive mirate a preservare la salute dei tessuti genitali e migliorare il benessere complessivo delle donne.benessere vulvare TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE: 

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VULVODINIA: LE DIMENSIONI DEL PROBLEMA

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Il Rapporto Medico-Paziente nella Vulvodinia: Come Costruire Fiducia e Affrontare Insieme il Dolore

La vulvodinia è una condizione complessa, spesso invisibile e difficile da diagnosticare, caratterizzata da dolore cronico vulvare senza evidenti cause identificabili.  Per le pazienti questa esperienza può essere frustrante e debilitante, influenzando profondamente la qualità della vita.vulvodinia depressione

Infatti la vulvodinia è una malattia difficile da affrontare, non solo per il dolore fisico che provoca ma anche per le emozioni che porta con sé. Molte donne che ne soffrono raccontano di sentirsi sole, non comprese o, peggio, svalutate quando cercano un aiuto. Ecco perché il rapporto con il medico diventa un elemento fondamentale per affrontare questa sfida: non si tratta solo di trovare la cura giusta, ma di sentirsi ascoltate, rispettate e sostenute lungo tutto il percorso.


vulvodinia guarigioneLe Sfide del Rapporto Medico-Paziente nella Vulvodinia

La vulvodinia comporta  diverse sfide nella gestione del rapporto medico-paziente. Il dolore può essere invisibile, spesso senza segni clinici evidenti, portando le pazienti a sentirsi non credute o sottovalutate. E’ una patologia che ha una diagnosi ritardata, possono passare anni prima che una paziente riceva una diagnosi corretta, consultando più specialisti senza risultati concreti. Il  forte impatto sulla vita emozionale può generare ansia, depressione e sentimenti di isolamento, rendendo necessario un approccio sensibile ed empatico. Essendo un argomento intimo e delicato, parlare del dolore vulvare e delle difficoltà sessuali può essere imbarazzante per la paziente, per cui un ambiente rispettoso è essenziale.

Un rapporto Medico-Paziente efficace nella Vulvodinia

vulvodinia empatia

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LA TECARTERAPIA: UN EFFICACE TRATTAMENTO DELLA VULVODINIA

La tecarterapia è un efficace trattamento nella terapia della vulvodinia e del dolore pelvico cronico (CPP, Chronic Pelvic Pain). Queste condizioni complesse e multifattoriali colpiscono la zona pelvica causando bruciore e dolore persistente  e sono associate a problematiche infiammatorie, muscolari, neurologiche e psicologiche.

Indicazioni Terapeutiche della Tecarterapia

vulvodinia sintomi

La tecarterapia è indicata per diverse condizioni che possono causare dolore pelvico cronico, quali:

  • _Vulvodinia: Riduce l’infiammazione e il dolore neuropatico nella zona vulvare.
  • _Tensioni Muscolari del Pavimento Pelvico: Favorisce il rilassamento dei muscoli contratti e ripristina la funzionalità muscolare.
  • _ Endometriosi: Supporta la gestione del dolore legato all’infiammazione cronica nella zona pelvica.
  • _ Sindrome del Dolore Miofasciale: Riduce la tensione nei muscoli del pavimento pelvico, migliorandone la funzionalità.
  • _ Aderenze  cicatriziali: Migliora la mobilità dei tessuti e allevia il dolore post-operatorio o post-traumatico.

Tecarterapia e vulvodinia

La tecarterapia rappresenta un’opzione terapeutica molto efficace per le donne che soffrono di vulvodinia, una condizione caratterizzata da dolore cronico e bruciore nella zona vulvare, dolore al rapporto sessuale, tutto senza una causa identificabile.

I benefici della Tecarterapia nella vulvodinia

vulvodinia terapia

La tecarterapia è un efficace trattamento della vulvodinia e offre numerosi benefici terapeutici :

  1. Riduzione del Dolore: Grazie al suo effetto analgesico, la tecarterapia agisce direttamente sulla sensibilizzazione dei nervi pelvici, riducendo la percezione del dolore.vulvodinia e infiammazione
  2. Miglioramento della Circolazione Sanguigna e Linfatica: Stimola il drenaggio dei liquidi e favorisce un migliore apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti pelvici, accelerando i processi di guarigione.
  3. Rilassamento Muscolare: Riduce le contratture e l’ipertono muscolare del pavimento pelvico, spesso associati al dolore cronico. Migliora l’elasticità dei tessuti, spesso compromessa dal dolore cronico.
    vulvodinia riabilitazione
  4. Riduzione dell’Infiammazione: Promuove i processi di guarigione naturale e riduce l’infiammazione cronica che contribuisce al dolore persistente.
  5. Rigenerazione Tissutale: Favorisce la rigenerazione dei tessuti danneggiati o infiammati, contribuendo a un recupero funzionale più rapido.

Ulteriori vantaggi  della tecarterapia 

  • _ indolore e non invasiva : può essere utilizzata anche nei pazienti più sensibili.
  • _ effetto rapido: in molti casi, le pazienti riferiscono un sollievo già dalle prime sedute.vulvodinia fisioterapia RIABILITAZIONE
  • _ complementare ad altre terapie: può essere combinata con fisioterapia del pavimento pelvico, terapie farmacologiche e psicoterapia per un approccio multidisciplinare.

Come funziona la Tecarterapia?

La tecarterapia, nota anche con l’acronimo TECAR (Trasferimento Energetico Capacitivo e Resistivo), è una terapia fisica non invasiva.

Il suo principio si basa sull’utilizzo di radiofrequenza monopolare che stimola la produzione di calore direttamente nei tessuti del corpo.

Questo calore, detto endogeno, favorisce i processi di riparazione cellulare, allevia il dolore e riduce l’infiammazione. Un aspetto peculiare di questa terapia è che il calore non viene applicato dall’esterno, ma è generato all’interno del corpo dal campo elettromagnetico prodotto dall’ apparecchio. Questo effetto è particolarmente efficace e ben tollerato.

Le Modalità della Tecarterapia: Capacitiva e Resistiva

La tecarterapia si avvale di due diverse modalità di funzionamento, la modalitàvulvodinia tecar capacitiva e la modalità  resistiva, che generalmente sono utilizzate  in successione.

Modalità Capacitiva. Questa modalità utilizza un elettrodo isolato (cioè rivestito di materiale isolante) che trasferisce energia solo ai tessuti superficiali molli  come pelle, mucosa e vasi sanguigni. Stimola la microcircolazione, favorendo il metabolismo cellulare e viene impiegata nella fase iniziale del trattamento per ridurre l’infiammazione e preparare i tessuti agli interventi successivi.  Le  pazienti avvertono una sensazione di calore gradevole, dovuta all’aumento della temperatura nei tessuti trattati.

Modalità Resistiva. Utilizza un elettrodo non isolato (non rivestito) che permette pertanto il passaggio e la concentrazione dell'energia nei tessuti più profondi e resistenti, come muscoli, fasce, legamenti. Produce un effetto termico intenso, utile per stimolare la riparazione tissutale, alleviare l'ipercontrazione e il dolore muscolare. Può essere avvertito come meno “caldo” rispetto al trasferimento capacitivo perchè l’energia si concentra nei tessuti più profondi, più interni, meno ricchi di acqua.

UN FORMIDABILE APPROCCIO INTEGRATO: TECARTERAPIA E FISIOTERAPIA NELLA VULVODINIA

La gestione della vulvodinia non è mai semplice, ma un approccio combinato può fare la differenza. La tecarterapia, come abbiamo visto è una tecnologia innovativa che utilizza radiofrequenze per stimolare la guarigione dei tessuti; la fisioterapia del pavimento pelvico, utilizza tecniche manuali mirate alla rieducazione dei muscoli del pavimento pelvico. Le due terapie, utilizzate contemporaneamente,  si completano a vicenda in modo straordinario.

La fisioterapia del pavimento pelvico: un supporto fondamentale

La fisioterapia permette di lavorare attivamente sulla percezione, sul  controllo e sulla funzionalità dei muscoli pelvici. E’ un trattamento che mira a ridurre le tensioni e le contratture dei muscoli del pavimento pelvico ed è fondamentale per migliorare problematiche come dispareunia e dolore vulvare.

Con la fisioterapia è possibile:

  • _ Rilassare i muscoli tesi: la pressione mirata aiuta a sciogliere le contratture.VULVODINIA GUARIGIONE
  • _ Aumentare la consapevolezza corporea: molte donne imparano a riconoscere e controllare meglio le tensioni nel proprio corpo, imparano a muovere correttamente i muscoli del pavimento pelvico.
  • _ Ridurre il dolore durante i rapporti: con il tempo le manipolazioni possono migliorare la funzionalità muscolare e rendere i rapporti sessuali meno dolorosi.

Perché la combinazione funziona?

Nel trattamento della vulvodinia, la vera forza di questo approccio sta nella sinergia tra la tecarterapia e la fisioterapia. La tecarterapia prepara i tessuti, riducendo il dolore e l'infiammazione, rilassando e scaldando i muscoli rendendo la fisioterapia più tollerabile ed efficace. mentre le manipolazioni lavorano direttamente sui punti di tensione dei muscoli del pavimento pelvico, rilassandoli e migliorandone la funzionalità, consolidando i benefici ottenuti.

Protocollo di Trattamento per la Vulvodinia

Una sessione terapeutica  include:

  1. Tecarterapia: si inizia con la modalità capacitiva per  aumentare la vascolarizzazione nella zona vulvare, accelerando i processi di guarigione e riducendo l' infiammazione del tessuto. Si prosegue con modalità resistiva con sonda endovaginale, che produce il calore endogeno necessario per  rilassare i piani fasciali e muscolari profondi. Questo passaggio prepara i tessuti muscolari e connettivali per le successive applicazioni manuali e per l’esecuzione di esercizi attivi, rendendo il trattamento più efficace.
  2. Manipolazioni perineali e tecarterapia: successivamente si interviene manualmente per sciogliere le contratture e alleviare le tensioni muscolari profonde mediante manovre di manipolazione dei tender e trigger points, continuando a trattare in contemporanea l'area vulvare con l'elettrodo capacitivo.
  3. esercizi di rieducazione: Nel corso di tutta la seduta la paziente apprende specifici esercizi attivi per la cognitivizzazione del pavimento pelvico, per imparare un corretto comando perineale di contrazione e rilassamento, per rieducare il pavimento pelvico, e imparare la respirazione diaframmatica.

La tecarterapia associata alla fisioterapia è sempre un protocolloVULVODINIA PROTOCOLLO TERAPEUTICO personalizzato: in base all'estensione della zona interessata, alla gravità del quadro, alla presenza di sintomi correlati. Ogni seduta dura in media 40/50 minuti,

Le pazienti che seguono un approccio combinato riportano numerosi benefici:

  • _ Riduzione significativa del dolore già dopo poche sedute.
  • _ Miglioramento della qualità della vita.
  • _ Maggiore consapevolezza corporea e controllo muscolare.
  • _ Recupero più rapido della funzionalità sessuale.
  • _  Miglior tollerabilità: Per i pazienti con forte dolore, la tecarterapia aiuta a ridurre il disagio iniziale, rendendo il percorso più graduale.
  • _ La tecarterapia accelera i tempi di guarigione e permette di iniziare prima gli esercizi attivi.

Controindicazioni e precauzioni

L’uso combinato è sicuro, ma è importante che sia eseguito da personale esperto in disfunzioni del pavimento pelvico. È necessario valutare il caso specifico e considerare eventuali controindicazioni alla tecarterapia, come:

  • _ Presenza di infezioni acute.VULVODINIA GRAVIDANZA
  • _ Pacemaker o altri dispositivi elettronici.
  • _ Gravidanza
  • _ Patologie oncologiche in atto

 Un Invito alla Speranza

Vivere con la vulvodinia può essere estremamente difficile, ma non bisogna arrendersi. La tecarterapia è un efficace trattamento della vulvodinia.

Grazie a terapie innovative come la tecarterapia associata alla fisioterapia è possibile ritrovare sollievo e riprendere il controllo della propria vita. Il supporto di professionisti esperti è fondamentale, così come una buona dose di pazienza e fiducia nel processo di guarigione.VULVODINIA GUARIGIONE

Non esiste una soluzione rapida, ma con un approccio integrato e mirato, molte donne hanno già trovato la strada verso il benessere. Se soffri di vulvodinia, considera di provare questa combinazione terapeutica: potrebbe essere la chiave per il tuo sollievo.

 

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1° parte del workshop 

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2° parte del workshop

La ginecologa dott.ssa Pajoncini e la psicoterapeuta dott.ssa Venturini propongono un workshop on line per affrontare il tema della Vulvodinia, un dolore apparentemente sine causa della zona vulvare, poco conosciuto ma molto diffuso, che penalizza fortemente la vita sessuale e psicologica.
L’eredità delle donne è prima di tutto un lascito di consapevolezza verso la propria persona: riconoscere, comprendere, ascoltare e tutelare se stesse. Questa consapevolezza è ancora più rilevante se parliamo di dolore fisico, che è un’esperienza sensitiva ed emotiva influenzata da fattori biologici, psicologici e sociali. Non c’è dolore fisico più intimo e femminile di quello provocato dalla Vulvodinia: il dolore vulvare apparentemente senza causa, che si sviluppa in una parte fisica cruciale per la sessualità e la maternità, un’area spesso muta di cui è difficile parlare. Il primo atto di guarigione nasce dalla presa di coscienza di questo dolore, rifiutando la visione della donna come “naturalmente portata alla sofferenza”, rivendicando il riconoscimento del proprio malessere fisico ed emotivo. Il progetto parte dall’idea che la divulgazione scientifica sia il punto chiave per acquisire tale consapevolezza.

Il workshop si svolgerà  in un dibattito moderato dalla giornalista scientifica dott.ssa Rossella Castelnuovo, con la partecipazione della ginecologa dott.ssa Cinzia Pajoncini e della psicoterapeuta dott.ssa Anna Chiara Venturini, esperte di vulvodinia.

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