Il lichen sclerosus (LS), o lichen scleroatrofico, è una malattia della pelle, più precisamente una dermatosi infiammatoria cronica, spesso a evoluzione cicatriziale che interessa prevalentemente la regione genitale e anale.
La diagnosi precoce e il trattamento mirato sono fondamentali per evitare complicanze anatomiche, funzionali e psicologiche a lungo termine.

Cos’è una dermatosi?
Il termine dermatosi indica una malattia della pelle cronica.
Nel caso del lichen sclerosus, la cute anogenitale subisce un processo infiammatorio persistente che porta a atrofia epiteliale, ipercheratosi sclerosi del derma, angiopatia e degenerazione elastica. La cute perde spessore, elasticità e protezione, diventando vulnerabile, dolorosa e soggetta a fissurazioni.
Il lichen sclerosus non è una malattia infettiva e non è trasmissibile sessualmente.
Epidemiologia del lichen sclerosus: quanto è frequente?
Il lichen sclerosus è più comune di quanto si pensi, ma è sicuramente sottodiagnosticato.
Colpisce circa 1 donna su 70 nel corso della vita, con una prevalenza stimata tra 0,1% e 3% nelle popolazioni generali femminili, ma con picchi fino al 5% nelle donne postmenopausa. Nelle bambine e adolescenti, è raro ma non eccezionale, con una stima dello 0,01–0,03%, e si presenta spesso in forma silente o atipica.
Il ritardo diagnostico medio può superare i 2–3 anni, soprattutto nelle giovani donne e nei casi iniziali, per la somiglianza con altre condizioni vulvari (candidosi, dermatiti, vaginiti irritative).
Anche gli uomini possono esserne colpiti (soprattutto a livello del prepuzio e glande), ma con una prevalenza nettamente inferiore.
Il Lichen Sclerosus può avere origine multifattoriale
La causa esatta non è ancora del tutto conosciuta, ma gli studi indicano con forza una componente autoimmune. Significa che il sistema immunitario, per ragioni ancora poco chiare, attacca erroneamente la pelle e le mucose della zona genitale, scatenando un’infiammazione cronica che porta progressivamente a sclerosi, fragilità e perdita di elasticità.
Oltre al meccanismo autoimmune, nel lichen sclerosus sembra giocare un ruolo importante anche la familiarità genetica: in alcune pazienti si riscontra la presenza di parenti strette con altre patologie autoimmuni, come tiroidite di Hashimoto, vitiligine, celiachia o diabete tipo 1.
Un altro fattore determinante è lo squilibrio ormonale, in particolare la carenza di estrogeni. Non a caso, il lichen sclerosus è più frequente nella menopausa e nell’infanzia – due momenti della vita in cui i livelli ormonali sono fisiologicamente bassi. La mucosa vulvare in queste fasi è più fragile e più vulnerabile agli stimoli irritativi e autoimmuni.
Infine, esistono fattori locali e meccanici che possono contribuire all’insorgenza o alla riattivazione del lichen sclerosus: piccole lesioni da sfregamento, abbigliamento troppo stretto, igiene eccessiva o inadeguata, infezioni pregresse o microtraumi ripetuti.
Chi colpisce
Nella maggior parte dei casi interessa le donne in postmenopausa, ma può manifestarsi anche in età fertile e addirittura nell’infanzia, con due picchi principali: quello della prepubertà e quello della menopausa. Si tratta quindi di una patologia che può accompagnare una donna in fasi molto diverse della vita, con esiti potenzialmente cicatriziali se non gestita correttamente.
Segni e sintomi del lichen sclerosus: come riconoscerlo?

Dal punto di vista clinico, il lichen sclerosus si presenta con sintomi che, purtroppo, sono spesso confusi con disturbi comuni come la candidosi o la secchezza vaginale.
Il segno più tipico è il prurito vulvare, persistente, talvolta così intenso da disturbare il sonno. Il prurito è localizzato sulla faccia esterna e interna della grandi labbra, sulla zona perineale e spesso sulla zona anale. Non coinvolge le piccole labbra.
Nel lichen sclerosus Il prurito si accompagna a rossore o un’area biancastra che può prendere una forma a 8 interessando la zona vulvare e anale.
Si possono aggiungere bruciore e dolore come conseguenza delle eventuali erosioni e fissurazioni, dolore durante i rapporti, disuria e una fastidiosa sensazione di tensione o fragilità della pelle.
La cute vulvare, osservata da uno specialista, appare assottigliata, biancastra, lucida, a volte simile a carta velina.
Con il tempo la mucosa può diventare sclerotica, perdere elasticità e andare incontro a lesioni spontanee, fissurazioni e micro-sanguinamenti.
Si possono osservare alterazioni significative dell’anatomia vulvare come la fusione delle piccole labbra, la stenosi dell’introito vaginale e la progressiva “scomparsa” del clitoride, inglobato da tessuto cicatriziale.
Le lesioni perianali sono presenti nel 30% circa dei casi ed è possibile anche un coinvolgimento dei glutei e delle pieghe inguinali. La vagina e la cervice uterina non sono coinvolte
Nei casi pediatrici e giovanili di lichen sclerosus, la diagnosi può essere ancora più complessa. Il prurito viene spesso scambiato per irritazione, allergia o micosi; la disuria viene attribuita a infezioni urinarie; i cambiamenti anatomici sono graduali e talvolta silenziosi.
In adolescenza le modificazioni genitali possono avere un impatto profondo sull’identità corporea, sull’autostima e sulla sessualità emergente.
Ma attenzione! Non sempre il quadro è da manuale!
Spesso l’unico sintomo è il prurito cronico persistente e la mucosa non mostra un quadro evidente, ma è solo pallida un pò traslucida. Allora ci vuole una buona capacità per diagnosticare il quadro…
Come si diagnostica il lichen sclerosus
La diagnosi del lichen sclerosus è principalmente clinica. Uno ginecologo esperto può riconoscerlo già dall’esame obiettivo, grazie alla distribuzione simmetrica delle lesioni, alla tipica ipopigmentazione e alla consistenza sottile e fragile della cute.
In caso di dubbi o di lesioni sospette, può essere eseguita una biopsia vulvare, utile anche per escludere evoluzioni displastiche o carcinomatose.
Va ricordato infatti che, nei casi non trattati, il lichen sclerosus può associarsi a un aumentato rischio di carcinoma squamoso della vulva, anche se l’incidenza rimane contenuta e la prevenzione è efficace se la malattia è sotto controllo.
Trattamento: tempestivo, mirato, costante
Il trattamento di prima scelta del lichen sclerosus è rappresentato dai corticosteroidi topici ad alta potenza, La terapia non è pericolosa né induce dipendenza, se somministrata nel modo corretto. Sono utili trattamenti complementari, come le terapie rigenerative con acido ialuronico e polinuckleotidi, PRP (plasma ricco di piastrine), la terapia ormonale locale, gli idratanti vulvari, l’uso di detergenti oleosi.
Prognosi e follow-up
Nel lungo termine, il lichen sclerosus può essere controllato in modo efficace, ma richiede una gestione cronica, simile a quella di altre malattie autoimmuni.
Un follow-up regolare, ogni 6-12 mesi, permette di monitorare la risposta alla terapia, prevenire le recidive e sorvegliare eventuali complicanze. L’obiettivo non è solo la scomparsa dei sintomi, ma la tutela dell’anatomia vulvare, della funzione sessuale e del benessere complessivo della persona.
In sintesi: i messaggi chiave
- Il lichen sclerosus non è contagioso e non è colpa tua
- Il prurito vulvare cronico NON E’ semplice micosi
- Una diagnosi precoce può cambiare la storia clinica
- La terapia è sicura ed efficace, se seguita con costanza
- È una malattia cronica, ma si gestisce e tu non sei sola
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