L'osteoporosi è una condizione caratterizzata dalla diminuzione della densità dell’osso e dal deterioramento della sua microarchitettura, che provocano un aumento della fragilità e una predisposizione alle fratture ossee, soprattutto dell'anca, della colonna vertebrale e del polso.
COME E' FORMATO L'OSSO?
L’osso normale è costituito da proteine, collagene e calcio. Devi sapere che le nostre ossa, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non sono inerti ma sono organi “vivi”, sottoposti per tutta la vita a un continuo processo metabolico di rimodellamento. Ogni anno circa il 10% della nostra massa ossea complessiva viene rinnovata, tramite meccanismi di neo-formazione da una parte e di riassorbimento dall’altra. Durante la vita questi due processi rimangono sostanzialmente in equilibrio, con una prevalenza della neo-formazione in età giovanile, e un aumento del riassorbimento dopo i 35 anni. Dopo una certa età, una lenta perdita di minerali dall'osso è normale.
Gli estrogeni svolgono un ruolo centrale nel metabolismo osseo, promuovendone la crescita mediante il riassorbimento del calcio a livello renale e intestinale, e favorendo l’attivazione della vitamina D.
Due sono le cause principali di osteoporosi nella donna, che rappresentano più del 95% dei casi: LA MENOPAUSA, che provoca il calo degli estrogeni, e L'INVECCHIAMENTO.
L'OSTEOPOROSI MENOPAUSALE si verifica tra i 51 e i 75 anni. All'inizio della menopausa il calo degli estrogeni provoca un’accelerata perdita ossea (la perdita può aumentare di dieci volte, al tasso di 3-5%/anno) per circa 5-7 anni, per poi andare lentamente stabilizzandosi.
L'OSTEOPOROSI SENILE si verifica principalmente in persone di età maggiore di 60 anni ed è due volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini. E’ associata con i normali processi di invecchiamento.
MA COME ARRIVIAMO AD AVERE L'OSTEOPOROSI?
La possibilità di sviluppare l'osteoporosi risulta dalla combinazione di tre fattori:
- l’entità del nostro capitale osseo individuale, raggiunto intorno ai 25-30 anni, detto "picco di massa ossea". Ovvero quanto robuste sono le nostre ossa.
- la velocità con cui procede la perdita di massa ossea (in menopausa o con l’età avanzata).
- la durata di questa perdita, che ovviamente dipende dalla longevità dell'individuo, (più a lungo si vive e maggiore è la perdita ossea) e che nelle donne è tanto più rilevante quanto più la menopausa è precoce.
Purtroppo, nella maggior parte dei casi, l'osteoporosi non dà nessun segnale premonitore, e si manifesta improvvisamente con una delle tipiche fratture "da fragilità ossea": fratture del polso, vertebre o femore a seguito di traumi anche molto lievi e banali.
FATTORI DI RISCHIO PER LE DONNE IN MENOPAUSA
- anamnesi familiare di severa osteoporosi.
- menopausa prima di 45 anni.
- magrezza eccessiva
- età superiore a 65 anni
- periodi di amenorrea premenopausale superiori a 6 mesi
- inadeguato apporto di calcio
- carenza di vitamina D
- fumo > 20 sigarette/die
- abuso di alcol
COME PUOI FARE PREVENZIONE?
Nessuna delle attuali terapie per l’osteoporosi è perfetta. In altre parole, è difficile riuscire a ricostruire in modo completo delle ossa che sono state indebolite nella loro struttura dall’osteoporosi. Perciò la prevenzione, effettuata attraverso cambiamenti dello stile di vita, è importante tanto quanto il trattamento.
- smettere di fumare fumare un pacchetto di sigarette al giorno può condurre di per se a una perdita della massa ossea del 5-10%. Il fumo inoltre diminuisce i livelli di estrogeni nell’organismo e può provocare la riduzione della massa ossea prima della menopausa. Il fumo può portare alla comparsa di menopausa precoce
- diminuire l’uso di alcool
- effettuare regolarmente attività fisica
- avere un’alimentazione equilibrata comprensiva di Calcio. Alle donne in post menopausa sono necessari 1200 mg al giorno di Calcio (un bicchiere di latte fornisce circa 300 mg di calcio e una coppa di yogurt circa 450 mg). Da non sottovalutare l'apporto di calcio che fornisce l'acqua! (A Roma 1 litro di acqua potabile contiene circa 100 mg di calcio - La Ferrarelle contiene 377 mg al litro!)
- avere un adeguato apporto di Vitamina D. La vitamina D viene ottenuta da due fonti: assunzione alimentare, che tuttavia costituisce una minima quota, e produzione cutanea che dipende dall’esposizione solare. Molto spesso è necessario assumere farmaci a base di vitamina D
COME FACCIAMO LA DIAGNOSI?
Attualmente l’esame di riferimento per la diagnosi di osteoporosi è rappresentato dalla Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) DEXA del femore e della colonna lombare. L’esame dura solo 15 minuti ed espone la paziente ad una dose di radiazioni minima (meno di un decimo delle radiazioni di un RX del torace). Il rischio di frattura aumenta di 2,6 volte per ogni riduzione della SD (deviazione standard) della densità minerale ossea e presenta una impennata esponenziale per valori al di sotto della -2.5 SD. La DEXA “total body” non è indicata per la valutazione del rischio di frattura.
L’esame RX dello scheletro evidenzia una condizione di osteoporosi solo quando la perdita di massa ossea ha raggiunto il 30% e pertanto non ha una sensibilità sufficiente per una diagnosi precisa e tempestiva.
CHE TERAPIA FARO?
I bifosfonati (alendronato, risendronato, ibandronato e zolendronato), che inibiscono il riassorbimento dell'osso, sono i farmaci che hanno dato sino ad oggi i migliori risultati nel trattamento dell’osteoporosi. La calcitonina ha mostrato un’azione terapeutica nettamente inferiore ai bifosfonati. I SERM attualmente non hanno spazio nella terapia dell’osteoporosi. Il denosumab (Prolia), un farmaco recentemente approvato, è un anticorpo iniettabile che blocca il riassorbimento dell’osso e rinforza l’osso aumentando la sua densità, riducendo le fratture. E’ somministrato per iniezione sottocutanea due volte l’anno ed è raccomandato in pazienti con osteoporosi ad alto rischio di frattura o in pazienti intolleranti ad altre terapie. Il denosumab, che è un farmaco molto costoso, può causare un aumentato rischio di infezioni e bassi livelli ematici di calcio (ipocalcemia). Potrebbe diventare, ove fossero confermate le sue caratteristiche farmacologiche, una valida alternativa all'uso dei bifosfonati.
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